ANCORA SU SCIENZA E GERARCHIA
Un piccolo Esperimento di Autogestione Culturale
Ho tradotto con molto piacere l’articolo di Xavier Zambrana-Puyalto, sia perché mi ritrovo pressoché integralmente con le sue tesi,[1] sia perché, nel mio piccolo, vivo da decenni un’esperienza di critica fattuale alle metodiche di revisione gerarchizzanti citate nell’articolo.
Sono dal 1995 direttore responsabile di una piccola rivista scientifica – autogestita anche nel titolo – dedicata alla filosofia, alla logica, alle scienze politico-sociali. Quale sia l’FI della nostra rivista è un problema che non ci siamo mai posti, anzi, intenzionalmente, quando è nata la normativa del FI in Italia, abbiamo rifiutato anche semplicemente di informarci sulle trafile burocratiche in merito per entrare nel meccanismo perverso che Xavier Zambrana-Puyalto mette bene in evidenza.
Abbiamo, sin dall’inizio, anche rifiutato l’altrettanto perverso meccanismo dei “revisori” anonimi. Funzioniamo invece così: la rivista, ogni anno, sceglie un lemma, una “parola chiave” intorno alla quale ruoteranno gli articoli e la pubblicazione di un classico della storia della filosofia e/o della scienza. Chiunque intenda scrivere sulla rivista presenta una bozza di articolo, che viene discussa pubblicamente – in senso letterale: le riunioni redazionali le consideriamo alla sorta di una serie di conferenze pubbliche e come tali le pubblicizziamo.
La regola della discussione è la seguente: l’articolo non va criticato a partire da una posizione specifica in merito, onde evitare anche nel pubblico dibattito le tentazioni censorie di un revisore – l’articolo va invece migliorato. Possiamo non trovarci del tutto con la linea di ricerca presentata, ma le discussioni in merito siamo tenuti a farli in altra sede. In ambito redazionale, invece, occorre fare lo sforzo intellettuale di suggerire all’autore le strade più efficaci e/o eventuali competenze di supporto esterne alla redazione perché il suo articolo riesca al meglio possibile.[2]
Questo lavoro di revisione è, in altri termini, comunitario: tutti siamo autori e tutti siamo revisori, in maniera simile all’ipotesi di Xavier Zambrana-Puyalto. Chiunque abbia partecipato e partecipi tuttora alla rivista, ma davvero chiunque, ha parlato di questo processo come di un notevole meccanismo di crescita e formazione scientifica. Insomma, il meccanismo dei revisori anonimi e/o dei comitati redazione autocratici non è un destino ineluttabile: si può davvero fare di meglio.
Enrico Voccia
NOTE
[1] Era ora che si ragionasse seriamente sull’argomento: finora, quando si poneva la questione, il movimento si accodava quasi sempre alle a dir poco fragili tesi di un certo “anarchismo” epistemologico.
[2] Ovviamente, è anche capitato anche se raramente di ritrovarci con un po’ di articoli, come si suol dire, sui “ciucci che volano”, in altre parole del tutto contraddittori e/o lacunosi, ecc. e, pertanto, impubblicabili a meno di una revisione radicale di esso che gli autori non volevano o potevano fare. In ogni caso, le persone non hanno mai vissuto la cosa come particolarmente traumatica, tant’è vero che sono ritornate su lemmi successivi.
Scienza o gerarchia?
L’articolo è comparso sul numero di Gennaio 2017 di Le Monde Libertaire (pp. 48-50): l’autore è un ricercatore nel campo della fisica, oltre che militante del Gruppo Germinal di Marsiglia della Fédération Anarchiste. La traduzione e la sottotitolazione dei gruppi di paragrafi è di Enrico Voccia.
Autorità Razionale contro Autorità Irrazionale
Sono convinto che esista un sentimento generalmente diffuso nel mondo della ricerca, secondo il quale in questo campo le cose potrebbero essere fatte in maniera decisamente migliore. Tra tutti i motivi di lamentela, finanziamenti e pubblicazioni sono i soggetti che ricorrono più spesso nella discussione. Vedrete in seguito che, a mio avviso, il problema fondamentale è che abbiamo permesso all’autorità irrazionale (conosciuta anche come “gerarchia”) di dominare sopra la razionalità. Per iniziare, permettetemi di operare la distinzione tra “autorità razionale” ed “autorità irrazionale”:
L’autorità razionale è basata sulla competenza ed aiuta le persone che si appoggiano su di essa a sviluppare a loro volta una tale competenza. L’autorità irrazionale è fondata sul potere e serve a sfruttare la persona che vi è sottomessa.[1]
In pratica, è del tutto differente affermare che un esperimento od un articolo sia falso e discutere razionalmente il perché (autorità razionale), dal pretendere senza discussioni che esso sia falso solo perché qualcuno in una posizione di potere superiore lo afferma (gerarchia).
Gerarchia contro Conoscenza e Competenza
Il campo delle pubblicazioni è un esempio lampante di un luogo dove la gerarchia ha rimosso la conoscenza e le competenze. La decisione di pubblicare o meno un articolo è presa da una specifica persona, nella fattispecie uno degli editori della rivista scientifica. La base su cui si prende questa decisione è in teoria di natura scientifica – in altre parole razionale, basata sulla conoscenza o sull’osservazione dei fenomeni naturali. Ciononostante, poiché è impossibile che i redattori siano sempre degli specialisti del soggetto che vanno ad esaminare, si sviluppa in loro la tendenza a fare affidamento ai revisori. I revisori, a loro volta, in teoria dovrebbero essere degli osservatori scientifici oggettivi che, generosamente, danno il loro parere su di un articolo per il bene della scienza. Ciononostante, un processo di revisione opaco – gli autori non conoscono mai i revisori e gli editori basano le loro scelte su di loro – conferisce ai revisori una chiara autorità sugli autori. Nei fatti, questo processo non solo crea un meccanismo gerarchico, ma garantisce l’impunità.
Poiché gli autori non sanno chi sono i revisori, questi non avvertono il bisogno di essere rigorosi. Di conseguenza, succede che la validità di un articolo scientifico finisce per essere decisa da un non specialista (l’editore) e qualche altro personaggio (i revisori) che beneficiano come l’editore dell’impunità, anche se la loro opera di revisione non fosse per nulla scientifica. Credo che ciò abbassa molto la qualità delle ricerche che noi effettuiamo oggi.
Un’altra differenza rilevante è quella creata dalle differenti riviste scientifiche. Accordandosi sull’utilizzo del “fattore d’impatto” (FI)[2] come misura della qualità di una rivista, la comunità scientifica ha così creato un’altra gerarchia basata sul FI. In generale, si concorda che la migliore rivista scientifica su di un soggetto qualunque è quella con l’FI più elevato. Di conseguenza, pubblicare su una rivista con elevato FI fa riconoscere immediatamente un lavoro scientifico come rilevante, così come pubblicare su di una rivista a basso FI classifica il medesimo lavoro come mediocre.
È vero che la comunità scientifica detiene l’ultima parola: determinati articoli scientifici pubblicati su di una rivista ad elevato FI possono essere considerati di qualità scadente, così come articoli pubblicati su rivista a basso FI estremamente rilevanti. Cionondimeno, la confusione creata all’inizio dalla gerarchia delle riviste scientifiche può durare a lungo.
Ancora una volta, il problema qui è che un piccolo gruppo di persone decide per noi cos’è la qualità, l’originalità, la complessità, ecc. nella scienza. Questo piccolo gruppo di persone sono gli editori delle riviste ad elevato FI ed i revisori che gli editori scelgono per le loro pubblicazioni. Inoltre, gli editori delle riviste ad elevato FI hanno la tendenza a scegliere dei revisori molto conosciuti (seniors), cosa che rende il processo ancora più distorto.
Notate che l’opinione di qualche persona che, con l’aiuto della gerarchia del FI, scelgono il significato di qualità, l’originalità, la pertinenza, ecc. viene retroalimentata dall’opacità dei nostri sistemi di finanziamento. Poiché si suppone che le riviste ad elevato FI siano di migliore qualità, la maggior parte delle risorse vengono destinate a questi progetti ed alle persone che vi pubblicano, il che lascia troppo poco spazio al dissenso scientifico. Gli scienziati devono fare una scelta: sia che essi lavorino su ciò che ritengono essere importante, interessante, originale, sia che essi lavorino su ciò che un piccolo gruppo impone come standard di qualità. Queste due scelte possono talvolta sovrapporsi, ma non necessariamente ciò accade. Accade così che, con l’aiuto dell’opaco sistema di finanziamento, le relazioni gerarchiche basate sul FI indirizzino il lavoro dei ricercatori.
Trasparenza ed Autogestione contro la Gerarchia
Come risolvere il problema? Possiamo trovare un mezzo di pubblicare/condividere i nostri lavori scientifici senza creare gerarchie in questo processo? Credo che la risposta sia affermativa e, per di più, assai semplice.
Immagino un sistema di di edizione globale, trasparente ed autogestito. Immaginate una piattaforma in rete dove tutte le ricerche sono pubblicate e condivise. I differenti settori scientifici possono essere divisi in differenti sezioni autogestite della piattaforma. Immaginate che un gruppo di scienziati decida di condividere il loro lavoro sulla piattaforma. Ora, prima di farlo, ogni autore deve assicurarsi di avere un profilo sulla piattaforma. Il profilo di ogni scienziato deve mostrare, quanto meno, tutti gli articoli ai quali il ricercatore ha contribuito, così come tutte le revisioni che ha effettuato. Inoltre, tutti i profili sono perfettamente trasparenti a tutti i membri della piattaforma. In seguito, una volta che l’articolo è stato inviato alla piattaforma, la revisione ha luogo in forma pubblica. Insomma, il resto dei ricercatori ne commenta la validità, la qualità, ecc. in maniera volontaria e trasparente. Ovviamente, il lettore dell’articolo leggerà anche i commenti degli altri lettori che si sono fatti revisori.
Questo semplice sistema eliminerebbe le gerarchie che abbiamo descritto prima, poiché non vi sarebbero più editori né revisori anonimi. Ciò renderebbe impossibile l’impunità dei revisori, poiché il processo sarebbe completamente trasparente. Infine, il tutto favorirebbe una discussione basata sui fatti e non aggressiva, un’attività preziosissima per la crescita personale di un ricercatore e che, disgraziatamente, scompare sotto l’attuale sistema opaco di edizione.
Ho avuto la possibilità di esprimere queste idee ad altri scienziati. Ho sempre trovato molto facile spiegare perché l’autorità irrazionale ostacola il progresso scientifico e come possiamo auto-organizzarci per combatterla. Di conseguenza, sono ottimista in merito ad un avvenire non gerarchico della scienza.
Nel corso di queste discussioni, una delle rare obiezioni che ho ascoltato è stata qualcosa del tipo “se il processo di revisione fosse così trasparente come tu descrivi, è possibile che degli scienziati celebri non vi si dedicherebbero, poiché temerebbero di perdere la loro reputazione”. In qualche modo sono stato contento di aver sentito esplicitare una simile preoccupazione, perché essa tocca sul vivo la questione della gerarchia.
Se abbiamo una certa reputazione, dobbiamo ugualmente poterla giustificare: se non ci riusciamo, non può essere che non la meritiamo più? In scienza, apprezziamo conoscenza e competenza: è dunque positivo cercare di apprendere da coloro che hanno più conoscenze e competenze di noi. È questo tipo di reputazione che Fromm ha definito l’autorità razionale, quella che aiuta la persona che vi si appoggia a crescere. Al contrario, una reputazione ingiustificata è disastrosa: crea frustrazione tra coloro che vi fanno affidamento, consegnando una patente di autorità scientifica a coloro che non la possiedono affatto, creando confusione nella comunità ed inducendola in errore. Il sistema globale, trasparente ed autogestito descritto sopra aiuterà a smantellare alcune di queste gerarchia che si sono create in seno alla nostra comunità.
La Gerarchia contro il Progresso Scientifico e Sociale
Il lettore avrà ora compreso che l’autore non apprezza affatto le gerarchie. In effetti, credo fermamente che la gerarchia – intese come autorità irrazionale – non è positiva in nessun aspetto della nostra vita. Tuttavia, nel campo scientifico, non è su di una credenza, ma piuttosto su di un postulato è basato il progresso scientifico. Da un lato, la scienza progredisce grazie a teorie basate su principi logici e la cui validità può essere contraddetta solo dai dati sperimentali: le teorie e le osservazioni diventano conoscenze tramite un processo consensuale, raggiunto tramite un approfondito dibattito e dalle conferme sperimentali che si sono ottenute. Dall’altro lato, le gerarchie limitano il dibattito scientifico, impongono il consenso e distruggono la logica sulla quale si fondano le teorie scientifiche. Di conseguenza, credo che sottolineare nella scienza le gerarchie o le strutture di autorità ingiustificate sia un obbligo per qualunque scienziato.
Infine, notate che non ho affatto discusso del modo in cui la ricerca scientifica è utilizzata per sfruttare la società. La ragione per cui non l’ho fatto è che credo che la soluzione del problema della gerarchia menzionato in precedenza può agevolmente coesistere con un sistema economico molto più equo.
Xavier Zambrana-Puyalto
NOTE
[1] FROMM, Eric, Essere o Avere: una Scelta da cui Dipende l’Avvenire dell’Umanità, Paris, Laffont, 1978.
[2] Il fattore d’impatto della rivista A nell’anno X è definito come il numero totale di citazioni ricevute dagli articoli pubblicati da A nel corso dei due anni precedenti (X-2 ed X-1), diviso per il numero di articoli pubblicati da A negli anni X-2 ed X-1. Se A ha in IF 2,4 nell’anno X, questo significa che tutti gli articoli pubblicati da A durante gli anni X-2 ed X-1 hanno accumulato una media di 2,4 citazioni nel corso dei due anni.